LA MIA CAMERA OSCURA

Ebbene si, lo confesso! Per i miei progetti personali, uso ancora la pellicola, sviluppando i negativi in una camera oscura del mio studio fotografico ad Acerra.

Eccola, o meglio, eccone una parte…

Pellicola e bianco e nero nell’era del digitale, dell’uso e abuso dei programmi di fotoritocco, dei filtri fino alla nausea su Instagram? Si e con convinzione. Innanzitutto perchè la Fotografia è la mia passione e non un semplice mestiere di cui campare, anche se rispetto tutti i professionisti, qualsiasi sia la motivazione per la quale operano in questo campo.

Quando faccio un reportage per un mio progetto, spesso non ho l’esigenza dei tempi stretti richiesti da altre tipologie di servizi fotografici, come nel caso della fotografia di cerimonia, o addirittura strettissimi come in campi di cui non mi occupo: penso ad esempio al giornalismo fotografico che con il web ha dovuto indossare il mantello di superman e volare alla velocità della luce.

Mi rilasso. Mi piace pensare a Caravaggio che nel 1600 circa, rubava l’anima ai soggetti delle sue opere proprio con una “camera obscura” fai da te, tra le primissime testimonianze dell’utilizzo di tecniche di fotografia, in epoche molto antecedenti all’invenzione ufficiale della stessa.

Per dirla con Daniele Luchetti “La pasta della pellicola è la pasta delle storie. Il tono e il colore del digitale non sarà mai lo stesso. È come andare in un agrumeto e non sentire il profumo delle arance“.

E pazienza se Kodak ha già da un pò annunciato l’irreversibile fine della pellicola, salvo poi riprendere la produzione delle pellicole Ektar. Vorrà dire che sarò tra quei pochi eremiti che non vi rinunceranno mai del tutto, come non si rinuncia mai completamente al sogno più bello della propria vita. Al fuoco che alimenta lo Spirito.

Vi aspetto allo studio, se non mi trovate, bussate alla mia camera oscura, starò sognando un pò anche per voi.

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